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Cosa sono le Polynyas?

Approfondiamo insieme il discorso sulle Polynyas e scopriamo esattamente di cosa si tratta.

La rara danza dell'Aurora

Lo spettacolo che l'aurora regala è coreografico: luci dai colori rosso e verde sembrano danzare nel cielo

Freddo cane....ma da dove deriva il detto?

Per scoprire quali significati si nascondono dietro il termine "freddo cane" bisogna andare abbastanza lontano con l'immaginazione...

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martedì 25 ottobre 2011

La rara danza dell'Aurora


L'aurora boreale è un fenomeno che si manifesta quando il vento solare, causato da una tempesta geomagnetica nello spazio, interagisce con il campo magnetico terrestre. Lo spettacolo che l'aurora regala è coreografico: luci dai colori rosso e verde sembrano danzare nel cielo.
Solitamente questo fenomeno è visibile in Canada e nel nord degli Stati Uniti, ma la notte scorsa (24 ottobre 2011) è stato possibile ammirarlo straordinariamente anche in Georgia e Arkansas, più a sud, e anche nel Maryland. 
La danza dell'aurora è stata ripresa in alcuni video, che riproducono gli step temporali dell'evoluzione dello spettacolo. Vediamoli insieme:
                                                     Video realizzato a London, Ontario

  Video girato in Michigan
                                                                                        Video girato in Kansas

venerdì 4 febbraio 2011

Cosa sono le Polynyas?

Approfondiamo insieme il discorso sulle Polynyas e scopriamo esattamente di cosa si tratta.

Le polynyas antartiche sono importanti aree di mare aperto, in cui si ha formazione del ghiaccio durante l'inverno o possono anche essere zone di ghiaccio molto sottile, che persiste sul mare in inverno nelle regioni polari. Esse tendono ad assumere una forma circolare o anche ovale, ma possono anche essere irregolarmente modellate. Si tratta di zone di mare che resta "aperto" a causa di processi che o evitano la formazione di ghiaccio o che muovono rapidamente i ghiacci al di fuori della regione. Il termine "polynya" ha origine russa e significa proprio aperto o vuoto. Quando una polynya si trova in prossimità di un promontorio costiero è chiamata polynya costiera, ma esistono anche le polynyas oceaniche.

Cosa differenzia le polynyas costiere dalle oceaniche?
La differenza sta nel loro meccanismo di formazione.
Le polynyas costiere sono anche dette a calore latente, mentre quelle oceaniche sono a calore sensibile. 
I movimenti verticali in queste ultime provocano una ridistribuzione dei nutrienti,
utile per lo sviluppo primaverile ed estivo degli ecosistemi.

 Polynyas a calore latente o costiere
 Il calore latente è assorbito quando il ghiaccio fonde ed è rilasciato nei dintorni quando l'acqua liquida congela. Il processo è chiamato "latente" perché non è caratterizzato in particolar modo da un cambiamento nella temperatura, ma piuttosto da un cambiamento di stato.Questa tipologia si forma nelle aree in cui i ghiacci marini sono rimossi dalle regioni d'origine a causa di venti e/o correnti oceaniche, tanto velocemente quanto essi si formano. Venti che soffiano in una direzione persistente spingono il ghiaccio lontano da una barriera, come la costa. Poiché il nuovo ghiaccio si crea all'interno delle polynyas, il vento lo spinge sottovento, mentre il lato sopravento rimane senza ghiaccio. Vista la rapidità con cui si sviluppano, queste polynyas sono considerate "fabbriche di ghiaccio".

 Polynyas a calore sensibile o oceaniche
Il trasferimenti di calore sensibile si realizza tra due corpi a temperature diverse acontatto l'uno con  l'altro. Il corpo a temperatura più alta trasferisce calore al corpo con temperatura più bassa. In questo caso l'oceano trasferisce il suo calore al ghiaccio, attraverso processi di upwelling, fondendo il ghiaccio esistente ed impedendo che se ne formi nuovo. Solitamente queste polynyas si formano nelle aree in mezzo all'oceano, lontane dalle coste o da altre barriere; si tratta di aree con bassa produzione di ghiacci.

Durante l'inverno australe
si forma una banchisa di ghiaccio, spessa 2-3 cm, che si estende per circa 20 milioni di Km2, mentre alla fine dell'estate (febbraio) si riduce a circa 4 milioni di Km2.

giovedì 3 febbraio 2011

La Candelora: inverno finito?

I detti popolari hanno sempre un ruolo "marginale" dal punto di vista scientifico, mentre sono tanto seguiti e "ascoltati" in tutta Italia. Su Meteogiornale.it ho appena letto un curioso articolo sui detti legati alla Candelora e al suo ruolo predittivo riguardo la seconda parte dell'inverno. Cosa succederà? I detti popolari avranno la meglio sulle previsioni meteo? Intanto vi lascio in compagnia dell'articolo di Mauro Meloni .

venerdì 10 dicembre 2010

Sale sulla neve: perchè si usa?

Molecola del sale
Dopo alcune giornate simil primaverili, ora si prospetta un nuovo netto calo delle temperature con prospettive nevose che faranno gioire sicuramente gli amanti della "dama bianca".
Ma la candida signora oltre a rendere magico il paesaggio, tende anche i suoi tranelli una volta che il suo manto si ghiaccia. Ecco allora entrare in funzione i mezzi spazzaneve e spargisale, per cercare di evitare i disagi.
Ma perchè si usa il sale sulla neve?
Mauro Meloni, sul Meteogiornale, ce lo spiega in un interessantissimo articolo. Leggete un po' qui e toglietevi questa curiosità!

lunedì 29 novembre 2010

Freddo cane....ma da dove deriva il detto?


Alla scoperta delle derivazioni storiche del termine Per scoprire quali significati si nascondono dietro il termine "freddo cane" bisogna andare abbastanza lontano con l'immaginazione, nel senso che gli attuali stili di vita dell'uomo col cane non aiutano di certo a comprendere i motivi che stanno dietro questo comune modo di dire. Contrariamente a quanto accade oggi, un tempo lontano i cani non erano dei veri e propri animali domestici, nel senso che mai e poi mai risiedevano in casa con i padroni, anche perché spesso erano afflitti da malattie infettive e pericolose per l'uomo, che non venivano curate come oggi.
I cani vivevano quindi costantemente fuori casa e trascorrevano le notti all'addiaccio, legati ad una catena e spesso con pochissimo cibo, in modo che fossero ancora più aggressivi nel tener lontani eventuali malintenzionati che minacciassero la dimora del proprio padrone. In passato il cane, utilizzato esclusivamente per fare la guardia, è stato così il simbolo per eccellenza del freddo, abituato ben più dell'uomo a sopportare le temperature rigide.
A ciò si deve aggiungere un'accezione negativa diffusa del cane, dato che per un lungo periodo era persino associato alle disgrazie: presso gli antichi Romani nel gioco dei dadi veniva chiamato "colpo del cane" quello cosiddetto più sfortunato, ovvero il punteggio minimo possibile che si poteva ottenere lanciando tutti i dadi.
Il detto "freddo cane" trova dei legami diretti anche presso le popolazioni artiche degli eschimesi, dove era una consuetudine affermare: "oggi ha fatto un freddo cane", oppure "oggi ha fatto un freddo per due cani". Il significativo di questa terminologia è legato al numero di cani che gli eschimesi accoglievano nella propria tenda o nel letto per combattere e sopportare meglio il grande freddo.

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